Rivendicate la lentezza: nel nostro mondo a tutto vapore, è un diritto delizioso di cui siamo stati privati.
(Jean-Pierre Siméon)

L’epidemia che stiamo affrontando ormai da diverse settimane, ha costretto una buona parte della popolazione ad un drastico cambiamento delle proprie abitudini quotidiane. Niente più corse per prepararsi ed uscire di casa, niente più traffico, niente più pause caffè coi colleghi, niente più clienti con richieste assurde, niente più capi che ci controllano. Per i più fortunati il lavoro si è trasformato in una serie di videoconferenze, mail e telefonate, per altri la quotidianità è diventata una sorta di vacanza forzata, ma da trascorrere tra le mura di casa. Difficile non pensare a chi si trova a condividere gli spazi anche con dei bimbi, da intrattenere e da aiutare con i compiti o con anziani o disabili da accudire h24.
Tutti questi piccoli esempi sembrano inezie se confrontati con le immagini strazianti che ci presentano i telegiornali e le testimonianze di chi questo virus lo sta vivendo in prima persona, in quella che ormai sembra a tutti gli effetti una guerra.

Tuttavia, come in molte situazioni, sarebbe superficiale classificare le difficoltà come di serie A e di serie B. Ognuno di noi, chi più chi meno, sta affrontando un cambiamento drastico e merita pertanto di essere riconosciuto nello sforzo che fa, che sia anche solo il sacrificare la propria libertà per proteggere la propria e l’altrui salute. 

Già la libertà…ma siamo sicuri che fossimo così liberi prima di tutto questo?Eravamo liberi di andare a lavoro?O liberi di accompagnare i nostri figli a scuola? In realtà più che la libertà questa emergenza sembra averci tolto almeno una parte dei nostri obblighi, che però scandivano la nostra giornata.
Ora che il tempo libero ha preso il sopravvento ci sembra difficile, se non impossibile godercelo, come invece facevamo quando aspettavamo con tanta ansia il week end. Abbiamo così tanto tempo per le mani che facciamo fatica a gestirlo. Internet e i social sono pieni di attività di ogni genere: corsi di fitness, yoga, cucina, disegno e chi più ne ha più ne metta. Sembra quasi impossibile per noi occidentali l’idea di semplicemente non fare nulla, il tempo va riempito, costantemente con attività edificanti, non possiamo sprecare un’occasione così, dobbiamo fare, imparare, creare, panificare…ma perché?

Chi dice che dobbiamo a tutti i costi fare qualcosa? Cosa c’è di sbagliato nel semplicemente vivere?Essere?
Con essere si intende semplicemente esistere, godere del fatto di essere vivi, di avere un tetto sulla testa, dell’acqua per farsi una doccia o un tè caldo, di essere in salute,di avere del cibo a disposizione, tutte quelle cose che spesso sono definite “piccole”. Eppure piccole non sono, dal momento che non tutti le hanno e che quando non ci sono provocano non poche sofferenze.

Allora forse questo può essere anche un momento per essere grati: per tutto quello che abbiamo e potremmo non avere, per tutta la meraviglia che ci circonda nonostante tutto, per tutte le persone che stanno rischiando perché noi possiamo godere di tutto questo. 
Allora sì, vorrei proporre un qualcosa da fare anche io: prendete un quadernino o prendetevi anche solo qualche minuto durante la giornata in cui provate a trovare qualcosa di cui essere grati e a sentire la piccola soddisfazione che questo vi provoca. Posso rallentare, posso prendermi dello spazio, posso ascoltarmi. Sono qui sul balcone, il sole mi sfiora il viso, l’aria fresca mi fa rabbrividire, il telefono è lontano, le notizie le leggo poi, sono qui, sono viva, adesso. Vi pare poco?

Autore: Dott.ssa Giorgia Bosco

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